Massimiliano Tonelli è stato condannato a 9 mesi di carcere per istigazione a delinquere per i commenti postati da alcuni utenti sulla sua pagina Facebook Cartellopoli
Dal 2011 il 34enne Massimiliano Tonelli si batte in Rete per difendere Roma dall’invasione di cartelli pubblicitari abusivi che ne rovinano il panorama e fermare così il degrado urbano. Nonostante i suoi buoni propositi Tonelli è stato condannato a 9 mesi di reclusione per “istigazione a delinquere e apologia di reato” a causa di un commento apparso su Cartellopoli, la pagina da lui gestita.
La vicenda
La denuncia è partita quando Tonelli ha postato su Cartellopoli una foto di un cartellone pubblicitario non autorizzato su cui era stato scritto “abusivo” con la vernice. L’immagine aveva avuto il plauso di molti fan della pagina. In seguito, nella Capitale si sono verificati numerosi casi di vandalismo contro le affissioni pubblicitarie e il Tribunale di Roma ha ritenuto che Tonelli e Cartellopoli ne fossero i promotori. “L’accusa di istigazione a delinquere è semplicemente assurda. E’ ovvio che non è giusto farsi giustizia da soli, né istigare alla violenza, ma nel mio caso nulla di tutto questo è stato fatto.” – si è difeso Tonelli – “C’è in gioco anche la libertà di informazione sui blog”.
Un pericoloso precedente
Così come è successo per il caso Vividown, in cui Google era stato accusato di non aver vigilato preventivamente sulla condivisione di un video con violenze su disabile su Google Video, anche questa sentenza potrebbe creare un pericoloso precedente per la libertà di espressione in Rete. “La sentenza apre alla strada alla perseguibilità dei titolari di blog, non solo per le più classiche fattispecie della diffamazione, ma anche per ipotesi nella quale la manifestazione del diritto di critica, oltretutto compiuta da terzi rimasti anonimi, possa addossare una responsabilità per istigazione a delinquere ed apologia di reato al titolare del blog”, ha spiegato l’avvocato Fulvio Sarzana, che ha portato al Riesame il ricorso di 27 siti di file sharing bloccati in Italia. Nel 2012 anche il blogger Pablo Herreros era stato accusato di diffamazione per un suo commento sulla politica della rete Telecinco. Mediaset, proprietaria del marchio spagnolo, aveva poi ritirato le accuse. La sentenza è sicuramente sintomo del clima di tensione nei confronti dell’informazione sul web espresso a chiare lettere anche dal Presidente della Camera Laura Boldrini, da altri personaggi della Cultura e dal Codacons.